venerdì 20 novembre 2009

Verona Centro storico

Se dal lungo corso Porta Nuova ci si avvicina verso i Portoni della Bra’, la sensazione di essere catturati dall’arte e dalla storia, “nella bella Verona”si fa sempre più netta. I visitatori si affrettano: avvertono che aldilà delle mura, celata dalle merlature, c’e una città di inestimabili tesori che vuole raccontare tutta la sua storia.



Verona può essere considerata, la seconda città dopo Roma in Italia, per la presenza di resti romani così ben conservati. La luminosità dei marmi dei suoi monumenti ancora in piedi, porta il visitatore a duemila anni indietro nel tempo: L'anfiteatro Arena, presenza magnificente di Piazza Bra’, il Teatro Romano, più antico dell’Anfiteatro, costruito sulle pendici del colle di castel san pietro come naturale scenografia per la città; Ponte Pietra, pons lapideus,costruito sul punto dell’Adige utilizzato come guado dalle prime genti; L'Arco trionfale dei Gavi, monumento celebrativo di una delle famiglie più ricche della città.




Le porte monumentali a difesa e celebrazione della grandezza dell’Impero Romano , Porta Borsari e Porta Leoni, ancora in piedi, salutano ed invitano abitanti e ospiti ad entrare nell’antico centro abitato romano. Parti di mura e di strade, sono visibili con una semplice passeggiata per il decumano massimo, l’antica via Postumia, oggi Corso Cavour, Corso Portoni Borsari, Corso Santa Anastasia che portano all’antico foro romano, l’odierna piazza Erbe.

Sotto il livello del manto stradale sono nascosti i resti dei fasti e della magnificenza di un tempo: stupefacenti resti di ville e di mosaici di domus possono essere visitate a qualche metro sotto il livello della strada, durante uno straordinario viaggio nel tempo nell’area archeologica degli Scavi scaligeri o nella villa di Valdonega.



E ancora.. durante il cammino, al visitatore più attento non sfuggono iscrizioni, lapidi, ceppi funerari, architravi decorate, parti di statue romane provenienti dall’antico foro, come nel caso della Statua di Madonna Verona, nell’antica e vitale Piazza Erbe.
L’età della Signoria degli Scaligeri ha ridisegnato il volto di Verona, con le mura, il bellissimo Castelvecchio e il ponte scaligero, la reggia di Cangrande e le altre residenze dei Signori della Scala, la Domus Mercatorum di Piazza Erbe e le loro stupende tombe pensili, le svettanti Arche Scaligere, che con la loro maestosità invitano a fermarsi in religioso silenzio.
Anche il periodo della dominazione veneziana ha lasciato segni inconfondibili nei palazzi della nobiltà, con i grandi pittori in mostra al museo di Castelvecchio e nelle chiese della città.
Palazzi rinascimentali di famiglie nobili si affacciano sulle strade, le piazze più importanti e sulle rive dell’Adige e nella loro architettura e in quella degli splendidi giardini si intravedono l’armonia classica e i richiami alle epoche passate:Palazzo della Gran Guardia , rimaneggiato nell’800,Palazzo Pompei, Palazzo Maffei, il palazzo del tribunale, la loggia del consiglio e la domus Nova in Piazza dei Signori. Spicca in questo periodo la figura di un grande architetto, Michele Sanmicheli , che progetta le monumentali porte d’accesso della città: Porta Nuova, Porta Palio, Porta San Zeno e Porta Vescovo.



Durante il periodo di governo asburgico, Verona è la capitale del perfetto sistema difensivo del Quadrilatero con il naturale potenziamento della linea delle mura. Bastioni e fortini cingono la città, nascono edifici civili, come Palazzo Barbieri e militari, come l’Arsenale, il cimitero monumentale neoclassico del Barbieri, nuovi palazzi patrizi insieme al rifacimento della facciata della Gran Guardia. (tourism.verona.it)

sabato 14 novembre 2009

Venezia Sestriere San Marco

Palazzo Ducale
Monumentale accesso al Palazzo era la Porta della Carta, mirabile esempio di stile gotico fiorito che immette nel cortile interno, nel mezzo del quale si trovano due vere da pozzo in bronzo. Il cortile é cinto dai portici con loggiato superiore. Nel corpo di fabbrica del lato orientale si inserisce la Scala dei Giganti, così detta per le due enormi statue, opera del Sansovino, poste ai lati. La scala immette nel loggiato, ma per accedere ai piani superiori si sale la Scala d'Oro, così detta perché ornata da una fastosa decorazione di affreschi e stucchi dorati. Il Palazzo Ducale era la sede politica della Repubblica ed é ancora l'espressione più alta dell'arte veneziana. Era anche Residenza del Doge e sede delle principali magistrature dello Stato. Percorrendo gli ambienti, appare, tra pittura e scultura, il compendio della storia e della gloria della Repubblica di Venezia. (turismovenezia.it)




La Basilica di San Marco

Il più maestoso dei monumenti veneziani, e quello che più di ogni altro rappresenta la grandezza di Venezia, è senza dubbio la Basilica di San Marco. Fu realizzata nell'arco di molti secoli, trasformata varie volte e arricchita di tesori e manufatti preziosi, spesso provenienti dal lontano oriente. Nella sua architettura, che è insieme bizantina, romana e veneziana, si riconosce l'opera di artisti e artigiani di origini diverse. Si può considerare un vero e proprio laboratorio, un organismo vivente che si è sviluppato e trasformato nei secoli. La basilica di San Marco venne edificata sui resti delle prime due chiese, nel luogo dove la leggenda riferisce che un angelo indicò a San Marco, in navigazione verso Roma, il luogo della sua sepoltura. I mercanti veneziani, sulle rotte d'oriente, si fermavano spesso ad Alessandria, per pregare sul sepolcro del santo. E, nell'828, furono proprio due mercanti veneziani, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, a trafugarne le spoglie e a trasportarle in nave fino a Venezia, dopo averle nascoste in una cesta di ortaggi e maiale per sfuggire ai controlli dei musulmani. Quando il corpo del santo giunse a Venezia, fu accolto trionfalmente e il doge ordinò la costruzione di una nuova chiesa come suo sepolcro.




La decisione del doge si rivelò una scelta strategica e determinante per la prosperità di Venezia: bisogna pensare che nel medioevo, il possesso delle reliquie di un santo era fonte di immenso guadagno per una città. Intorno alla venerazione, a volte soltanto di una piccolissima reliquia, fiorivano il commercio e gli scambi culturali. Essere in possesso dell'intero corpo di un evangelista era, per Venezia, un fatto veramente eccezionale. Il simbolo di San Marco, il leone alato armato di spada, fu adottato come emblema della città. Un simbolo semplice, adatto anche a rappresentare le virtù civili, la forza, il coraggio. La facciata della basilica è un capolavoro della scultura gotica, una composizione ricchissima di colonne, archetti, cuspidi e rilievi che, come in tutte le chiese medioevali, rappresentano spesso personaggi, mestieri o scene della vita quotidiana. Vi compare persino un vecchio che si morde la mano: pare che si tratti dell'architetto della basilica, che fu sollevato dal suo incarico quando si lasciò sfuggire che sarebbe stato in grado di costruirla ancora più bella. (italyguides.it)





La Piazza San Marco

A forma trapezoidale, é racchiusa nei due lati lunghi nella sequenza delle Procuratie, definite vecchie e nuove per la cronologia di costruzione degli edifici posti sulle arcate del porticato terreno. Nel lato nord della Piazza si svolgono le Procuratie Vecchie, conservando ancora i caratteri rinascimentali. fa seguito l'Ala Napoleonica, edificata nel 1810 dall'architetto Giuseppe Soli, in luogo della demolita Chiesa di S.Geminiano, opera di Sansovino. Le Procuratie Nuove si innestano nel lato ovest della Piazzetta, con la libreria di San Marco, edificata su disegno di Jacopo Sansovino e voluta dalla Repubblica per conservarvi i codici donati dal Cardinal Bessarione alla Serenissima. La torre dell'Orologio immette alla Merceria, la via che dalla Piazza San Marco conduce al Campo di San Bartolomeo. Il nome di Merceria proviene dalle molte botteghe di merci che la fiancheggiano. Oggi é il punto di vendita più qualificato di prodotti commerciali, sia di produzione locale che internazionale.





Il Museo Archeologico

Prospiciente il Palazzo Ducale, accoglie le celebri collezioni di Domenico Grimani e del nipote Giovanni. Si tratta di una pregevolissima raccolta di marmi originali greci e di una serie numismatica provenienti dal palazzo domenicale di Santa Maria Formosa. Uscendo dall'Ala Napoleonica, poco dopo la 'Bocca di Piazza', si trova la Chiesa di San Moisè, fondata nell'VIII secolo e ristrutturata nel X secolo da Mosè Venier che la volle dedicata al suo santo patronimico. Segue la Calle Larga XXII Marzo che veniva creata nel 1880 allargando la Calle San Moisè e alterando così il limitrofo tessuto urbano di edilizia minore. Attualmente tale strada costituisce un percorso, sino alla Bocca di Piazza prescelto dalle più importanti firme del settore orafo, pelletterie, e abbigliamento di livello nazionale e internazionale per esporre la loro produzione più recente e preziosa. Alla metà della Calle Larga XXII Marzo si entra, votando a destra in Campo San Fantin con la omonima Chiesa fonata nel IX secolo, ma poi ricostruita nel XVI secolo dallo Scarpagnino.



Il Teatro La Fenice

Eretto nel 1790 su progetto del Selva, si trova di fronte alla Chiesa di San Fantin. Distrutto dalle fiamme nel 1836, risorgeva, come il mitico uccello, dopo poco più di u anno con la stessa configurazione opera del Meduna. Il Teatro rispecchiava lo spirito veneziano del tempo; andato perduto a causa di un incendio nel 1996, il teatro è stato riaperto nel dicembre del 2003, dov'era e com'era.
Ritornando nella Calle Larga XXII Marzo e proseguendo si giunge in Campo di Santa Maria del Giglio o di Santa Maria Zobenigo, con l'omonima Chiesa. 'Zobenigo' trae il nome dalla famiglia Jubenigo che fece erigere la Chiesa nelsecolo X. L'interno è ad aula unica ornata con molti dipinti di artisti nel '600 e '700. Nella piccola sacrestia, oltre alle argenterie liturgiche, c'è anche un dipinto di Rubens. (turismovenezia.it)


sabato 7 novembre 2009

Firenze Patrimonio dell'Umanità

Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO nel 1982, il Centro Storico di Firenze, conchiuso all'interno della cerchia dei viali tracciati sulle vecchie mura medievali, raccoglie i più importanti beni culturali di Firenze.


Delimitato dal tracciato della cerchia muraria del XIV secolo, edificata grazie alla potenza commerciale ed economica raggiunta, conobbe nei due secoli successivi il suo massimo splendore. Centro spirituale della città è la piazza del Duomo con la Cattedrale di Santa Maria del Fiore affiancata dal Campanile di Giotto e fronteggiata dal Battistero di San Giovanni con le porte del Paradiso di Lorenzo Ghiberti.


Da qui verso settentrione si incontrano il Palazzo Medici-Riccardi di Michelozzo, la Basilica di San Lorenzo di Brunelleschi, con all'interno le preziose sagrestie di Donatello e Michelangelo. Più oltre il Museo di San Marco, con i capolavori del Beato Angelico, la Galleria dell'Accademia che accoglie, tra gli altri lavori, anche il David di Michelangelo (1501-1504) e la piazza della Santissima Annunziata con il Loggiato degli Innocenti del Brunelleschi.



Verso meridione dal Duomo vi è il centro politico-culturale di Firenze con Palazzo Vecchio e la vicina Galleria degli Uffizi, in prossimità della quale si trovano il Museo del Bargello e la Basilica di Santa Croce. Attraversando Ponte Vecchio si arriva al quartiere dell'Oltrarno con la reggia di Palazzo Pitti e il giardino di Boboli.




Ancora in Oltrarno, non si possono dimenticare le Basiliche di Santo Spirito di Filippo Brunelleschi e del Carmine, con affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi. Nella zona a occidente del Duomo sorgono l'imponente Palazzo Strozzi (sede di grandi mostre e di prestigiose istituzioni culturali) e la basilica di Santa Maria Novella, con la facciata ideata da Leon Battista Alberti. Il centro storico può essere apprezzato nella sua interezza dalle colline d'intorno, in particolar modo dal Forte Belvedere, dal Piazzale Michelangelo con la Basilica romanica di San Miniato e dalla collina di Fiesole che offre uno dei panorami più suggestivi della vallata dell'Arno. (comune.firenze.it)



L’unicità del centro storico di Firenze, così ben descritta dall’ICOMOS, deriva anche dall’autenticità ed integrità del sito che conserva, attraverso una continua attività di tutela ed importanti interventi di restauro, innumerevoli testimonianze monumentali ed artistiche del suo passato. Dal “quadrilatero romano” nella zona di piazza della Repubblica alle vie anguste e impervie della città medievale, fino agli splendori della reggia cinquecentesca di palazzo Pitti e alle trasformazioni di Firenze capitale, è possibile ripercorrere tutta la storia della città. Inoltre, la concentrazione di un così ricco e pregevole patrimonio storico-artistico - ma anche scientifico e naturalistico – in uno spazio circoscritto e ben delimitato come quello del centro storico, rende la città di Firenze unica e preziosa, non soltanto agli occhi del visitatore curioso ma anche a quelli dello studioso e del cittadino. Chiese di straordinaria bellezza, musei e collezioni d’arte, giardini storici, piazze, strade, palazzi antichi: Firenze può ragionevolmente essere definita “museo diffuso”, non un semplice contenitore di opere d’arte ma un’opera d’arte essa stessa.



L’immagine del centro storico di Firenze, al di là dell’aspetto monumentale, rivive nelle tradizionali botteghe artigiane che da secoli offrono una produzione di alto livello qualitativo, nel rispetto delle antiche tecniche di lavorazione, in particolare nell’ambito dei metalli pregiati come l’oro e l’argento, ma anche nella fusione del bronzo. Inoltre, il centro cittadino si anima di numerosi negozi storici, cioè di esercizi commerciali che possono vantare una più che decennale tradizione del genere merceologico venduto nel medesimo locale o dell’attività esercitata, ma anche la tipicità della produzione. L’artigianato fiorentino e i negozi storici costituiscono testimonianza concreta del passato, garantiscono la continuità della tradizione e consentono di far sopravvivere l’immagine della città antica nei suoi molteplici aspetti.

Firenze con il suo magnifico centro e le colline circostanti, con i loro colori e profumi, diventano la cornice ideale per convivi e passeggiate che consentono di apprezzare l’alto valore paesaggistico della città e del suo territorio. Tutti questi elementi hanno attratto – e continuano ad attrarre - numerosi visitatori che dai tempi del Grand Tour ad oggi hanno attraversato interi continenti per giungere a Firenze, affascinati dalla città e dalla sua immagine ma attratti anche dalle prelibatezze che la tradizione enogastronomica locale propone. I riferimenti ben noti sono il vino, i cibi gustosi, il legame della città con la campagna circostante, luogo di elezione della produzione vinicola sempre più apprezzata anche da ospiti illustri.



Tuttavia, Firenze non può essere considerata una città strettamente chiusa nella contemplazione nostalgica del suo illustre passato, bensì città aperta alle innovazioni ed impegnata nella programmazione del suo avvenire. La sua immagine negli ultimi decenni e soprattutto in seguito allo sviluppo di attività legate al settore della moda, si è andata modificando: accanto all’anima culturale sono sempre più presenti quella commerciale e quella mondana. Firenze evoca un’atmosfera raffinata, unica, è il luogo in cui ci si può dedicare allo shopping elegante, anche se costoso, la cornice privilegiata per presentare le nuove collezioni di alta moda. La promozione di attività di alto livello qualitativo consente a Firenze di rinnovare la sua immagine e di crescere, anche economicamente, creando nuove opportunità per i giovani, ma restando sempre in armonia con il proprio passato. (comune.firenze.it)

giovedì 5 novembre 2009

Roma Foro Romano

Il Foro Romano, situato nella valle compresa tra il Palatino e il Campidoglio, è costituito da una piazza di forma quasi trapezoidale compresa tra la Regia e i Rostri, sui lati corti, e le basiliche Emilia e Giulia su quelli lunghi. Un suo prolungamento nella parte settentrionale è costituito dal Comizio. La piazza nacque come luogo destinato agli scambi commerciali e alle attività politiche e giudiziarie, nel punto in cui convergevano importanti strade (la Via Sacra, il Vicus Tuscus, il Vicus Iugarius, il Clivus Capitolinus, l’Argiletum).


In origine la zona era in parte paludosa ed utilizzata come luogo di sepoltura fin dal X secolo a.C. circa, come testimoniato dalle tombe del sepolcreto scoperto nel 1902. Alcuni resti di capanne e di materiale ceramico rinvenuto presso il sepolcreto arcaico farebbero pensare ad abitazioni sparse già nella seconda metà dell’VIII secolo. I più antichi monumenti di carattere sacro, attribuiti dalla tradizione ai primi re di Roma, risalgono alla seconda metà del VI secolo a.C. All’inizio della Repubblica (509 a.C.) vennero edificati il tempio di Saturno ed il tempio dei Dioscuri. Al V secolo a.C. risale probabilmente la prima tribuna degli oratori, posta tra il Foro e il Comizio. Nel II sec. a.C vengono costruite quattro basiliche, destinate all’amministrazione della giustizia e allo svolgimento degli affari. Sotto Cesare e poi Augusto il Foro subisce ulteriori cambiamenti. All’età augustea risale la pavimentazione in travertino ancora oggi visibile. In epoca imperiale sorgono nell’area del Foro numerosi monumenti onorari; l’ultimo di questi è la colonna dedicata, nel 608 d.C., all’imperatore Foca. In seguito il Foro viene abbandonato e sepolto sotto uno spesso strato di terra, diventando area di pascolo nota come Campo Vaccino. Alcuni templi vennero trasformati in chiese, permettendo nel tempo la loro conservazione. Durante il Rinascimento l’area del Foro Romano viene utilizzata come cava di marmi e pietre.


Arco di Tito - Fu fatto innalzare, nell'81 d.C., dall'imperatore Domiziano in memoria del fratello Tito per celebrarne le vittorie contro i Giudei. Rivestito in marmo greco, il monumento è ad una sola apertura fiancheggiata da quattro semicolonne con capitelli.

Basilica di Massenzio - Costruita tra il 306 e 312 d.C. dall'imperatore Massenzio, fu completata dall’imperatore Costantino. Originariamente cinque grandi passaggi conducevano in un'enorme aula divisa in tre navate da colonne in marmo. L'unica colonna superstite fu rimossa nel 1613 e collocata di fronte alla Basilica di S. Maria Maggiore. Nell'abside della navata centrale Costantino fece alzare una sua gigantesca statua con le braccia, le gambe e la testa in marmo bianco ed il resto in bronzo dorato. La testa e un piede sono esposti nei Musei Capitolini.

Tempio di Venere e Roma - Tempio fatto costruire dall’imperatore Adriano, che forse ne fu anche il progettista, nel 135 d.C. e poi completato dall’imperatore Antonino Pio. Ricco di colonne, occupava un'area di m 100 per m 145 e racchiudeva due celle, che furono ricostruite da Massenzio nel 310 d.C. dopo un incendio.

Balnea - Complesso di piccole terme che sorgono a ridosso del Tempio di Eliogabalo e della Vigna Barberini, accanto alla Via Sacra.

Tempio cd di Romolo - L'edificio, un tempo ritenuto dedicato alla memoria di Romolo, il figlio dell’imperatore Massenzio morto giovanissimo nel 309 d.C. e fatto divinizzare dal padre, è oggi indicato come Tempio di Giove Statore.

Tempio di Antonino e Faustina - Costruito nel 141 d.C. da Antonino Pio in onore della defunta moglie Faustina, dopo la morte dell'imperatore fu dedicato anche alla sua memoria. Si erge su un alto podio preceduto da una gradinata (ricostruita in mattoni), al cui centro permangono i resti dell'altare. L'atrio è formato da dieci colonne in marmo. La cella nell'XI secolo fu consacrata come Chiesa di San Lorenzo in Miranda.

Tempio di Cesare (o del Divo Giulio) - Fu costruito dall'imperatore Augusto dove fu bruciato il corpo di Giulio Cesare e dove Marco Antonio pronunciò la celebrazione funebre. Restano solo pochi avanzi, tra i quali l'altare rotondo eretto molto probabilmente nel luogo del rogo funebre.

Regia - Attribuita dalla tradizione al re Numa Pompilio e probabile residenza dei Tarquini. Nel periodo repubblicano vi esercitavano le loro funzioni il Rex Sacrorum, il Pontefice Massimo e gli altri Sacerdoti. La Regia fu distrutta da un incendio nel 64 a.C. e ricostruita nelle linee originarie, a dimostrazione della sua sacralità, nel 36 a.C. da Domizio Calvo.

Tempio Rotondo di Vesta - L'edificio, nato come "capanna del fuoco sacro" probabilmente in legno, paglia e vimini, fu ricostruito nel 191 d.C. da Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo. A pianta circolare, coperto da un tetto forato sulla sommità per far uscire il fumo del fuoco sacro, era coronato da venti colonne delle quali oggi ne restano tre. Qui venivano conservati gli oggetti sacri legati ai destini di Roma che, secondo la tradizione, Enea aveva portato da Troia.

Tempio dei Castori (o dei Dioscuri) - Dedicato al culto di Castore e Polluce, fu inaugurato nel 484 a.C. e più volte restaurato. Con la facciata rivolta verso il Foro era composto da diciannove colonne (oggi ne restano tre). Nel suo interno, dove qualche volta si riuniva il Senato, venivano verificati i pesi e le misure. Ai piedi del podio, tra i basamenti delle colonne, si aprivano negozi di banchieri, cambiavalute e barbieri.

Basilica Giulia - Sorta sul posto della distrutta Basilica Sempronia, fu costruita da Giulio Cesare nel 54 a.C. e poi a lui dedicata e completata dall’imperatore Augusto. Riedificata, dopo un incendio, nel 2 a.C., fu restaurata per l'ultima volta nel 416 d.C. La Basilica, costituita da una grande aula centrale, era a 2 piani e 5 navate. Ospitava le 4 sezioni delle Assise Romane rette da 105 giudici, i Centumviri.

S. Maria e gli edifici domizianei - Il complesso costituisce l'elemento di raccordo tra il Foro e il Palatino. Si compone di una grande sala dell'epoca dell’imperatore Domiziano, di “tabernae” di età adrianea, di un altro ambiente quadrato scoperto dal quale, attraverso tre ingressi, si accede ad una sala formata da un'aula centrale con quadriportico sul cui fondo si aprono tre stanze. Quest'ultima parte nel VI secolo d.C. fu trasformata nella chiesa di S. Maria Antiqua.

Horrea Agrippiana - L'opera, risalente all'epoca augustea, è una monumentale costruzione quadrata a due piani, in tufo, con grandi ambienti che si aprono su un ampio cortile con portici e altri ambienti più piccoli. Fu fatta edificare da Agrippa per adibirla a magazzini (horrea), come è attestato da un'iscrizione ancora visibile in uno degli ambienti centrali.

Basilica Emilia - Unica superstite delle Basiliche repubblicane, fu costruita nel 179 a.C. dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore. Chiamata inizialmente Fulvia o Fulvia Emilia, fu restaurata più volte da componenti della Gens Emilia, dalla quale prese il nome definitivo. La facciata era costituita da un portico a due piani di sedici arcate su pilastri con semicolonne. Dietro il portico vi erano le botteghe, tra le quali, attraverso tre ingressi ad arco (quello completo è di epoca moderna), si accedeva ad una maestosa sala suddivisa in navate con colonne in marmo. A ridosso del muro perimetrale è esposto il calco di un tratto del fregio che decorava la trabeazione con scene della leggendaria origine di Roma. Sul lato ovest sono visibili i resti della Basilica più antica.

Curia - Fondata, come vuole la tradizione, dal re Tullo Ostilio e rifatta nell'80 a.C. da Silla, fu spostata dal suo sito originario al luogo attuale da Cesare. Completata da Augusto nel 29 a.C. e restaurata da Domiziano nel 94 d.C., fu rifatta per l'ultima volta da Diocleziano intorno al 283 d.C.. Nella facciata si aprono tre grandi finestre e una monumentale porta i cui battenti sono una copia degli originali, trasferiti nel 1660 nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Arco di Settimio Severo - Eretto ai piedi dei Campidoglio nel 203 d.C., nel decimo anniversario dell'ascesa al trono dell'imperatore Settimio Severo e da questi dedicato anche al figlio Caracalla. Le due facciate sono coronate da un alto attico (originariamente sormontato da una quadriga con l'imperatore e il figlio), al cui interno si trovano quattro ambienti accessibili mediante una scala. Sui due lati dell’attico vi è una grande iscrizione con la dedica a Settimio Severo e a Caracalla. Sui pannelli al di sopra delle arcate minori sono rappresentate alcune scene delle due campagne contro i Parti.



Portico degli Dei Consenti - L'edificio è costituito da otto ambienti affiancati e preceduti da un portico di dodici colonne con capitelli corinzi. In alcuni ambienti probabilmente erano collocate le statue delle divinità più importanti del pantheon greco-romano. L'edificio, risalente al periodo flavio, fu restaurato nel 367 d.C.

Rostri - La gradinata semicircolare, adibita a tribuna per gli oratori, era stata ornata con i rostra, gli speroni in bronzo sottratti alle navi dopo la vittoriosa battaglia di Anzio (338 a.C.). Spostati dall’area del Comizio in seguito alle demolizioni realizzate da Cesare, vennero inaugurati nel 44 a.C., poco prima della sua morte. La costruzione si compone oggi di parte della scalinata semicircolare d'accesso, di alcuni resti dell'interno e della facciata. Sul lato nord vi è un'aggiunta in mattoni risalente al 470 d.C.

Tempio di Saturno - Iniziato sul finire dell'età regia, il tempio fu inaugurato tra il 498 e il 497 a.C. e interamente riedificato nel 42 a.C. Davanti alla facciata era addossato un avancorpo (resta la soglia della porta che si apriva verso il Foro) dove veniva conservato il tesoro pubblico dello Stato.



Tempio di Vespasiano e Tito - Del tempio restano 3 colonne del lato nord-est. I gradini d'accesso e parte del podio risalgono al XIX secolo. L’imperatore Tito diede inizio alla costruzione del tempio in onore del padre Vespasiano ma morì prima della sua ultimazione. Fu suo fratello l’imperatore Domiziano che completò i lavori del tempio dedicandolo a Vespasiano e Tito.

Colonna di Foca - Ultimo monumento del Foro romano, la Colonna fu dedicata nel 608 d.C. a Niceforo Foca, l'imperatore bizantino che donò il Pantheon a PapaBonifacio IV. La Colonna, che ha origini più antiche (risale al II secolo d.C.), è sormontata da un capitello corinzio.





Via Sacra - La Via, che attraversa il Foro, era il percorso del condottiero vittorioso (dux) verso il Campidoglio. Era detta Sacra perché, secondo la leggenda, la percorsero Romolo e Tito Tazio dopo il patto di alleanza stretto al termine della guerra tra Romani e Sabini. Ogni mese vi si tenevano solenni cerimonie religiose con sacrifici. (turismoroma.it)

martedì 3 novembre 2009

Milano Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II

Piazza del Duomo è la piazza principale di Milano, suo vero e proprio centro geometrico e commerciale da oltre sette secoli. E' il centro vitale della città, punto d'incontro dei milanesi per celebrare importanti eventi. La piazza è ampia e di forma rettangolare, con gli edifici disposti in funzione del Duomo che chiude la prospettiva di sfondo della piazza.



Dominata dall'imponente fronte gotica del Duomo, e decorata al centro dal Monumento Equestre a Vittorio Emanuele II, la piazza è circondata da svariate architetture di periodi diversi: sorge di fronte alla mole del Duomo Palazzo Carminati, mentre ai lati maggiori della piazza si contrappongono simmetrici i Portici Meridionali e Settentrionali. In particolare questi ultimi danno accesso alla Galleria Vittorio Emanuele II. (visitamilano.it)





La galleria Vittorio Emanuele II


E' per antonomasia "la Galleria", "il salotto di Milano". La costruzione (1865-1877) è opera dell' architetto Giuseppe Mengoni, che al termine della costruzione vi trovò la morte. A forma di croce, ha i bracci che si incrociano in un ottagono in ferro e vetro; è lunga in direzione nord-sud 196 metri, e in direzione est -ovest 105,50 m., larga 14,50 ed alta 21, con una "punta" di 47 metri al vertice della cupola centrale. In Galleria aprono le loro vetrine, ristoranti, bar, caffè, librerie, negozi di abbigliamento che richiamano milanesi e turisti. (visitamilano.it)